Ci sono molti modi di odiare chi è diverso da noi, due sono i più comuni. Il primo modo di reagire negativamente alla diversità è considerare i diversi come persone con le quali non dobbiamo avere nulla a che fare. Si cercherà pertanto di ignorarne la presenza, di non dare loro confidenza, di pretendere che se ne stiano là dove non possono darci noia. L’atteggiamento “normale” è allora: “Io non ho nulla contro di loro, purché se ne stiano a casa propria”.
Il secondo modo è l’offesa verbale. Ciascun gruppo tende a coniare nomi offensivi per riferirsi ad altri popoli. Si tratta di appellativi che, sotto l’apparenza della innocua burla, vengono pronunciati in tono di disprezzo e perciò offendono i gruppi a cui si riferiscono.
Il fatto di ridere degli altri, di per sé, non costituisce un grosso problema, a patto che si sia disposti a ridere tranquillamente anche di se stessi.
Dall’irrisione malevola alla persecuzione il passo è breve.
Se si percorre fino in fondo la strada dell’intolleranza, si inizia a discriminare chi appare diverso e lo si tratta come un essere inferiore; oppure si impone un sistema di vita a chi preferirebbe continuare il proprio.
È così che l’intolleranza può degenerare in violenza, dapprima episodica e poi sistematica, fino ad arrivare, in certi casi estremi, alla guerra e perfino allo sterminio di interi popoli.
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Riflettiamo insieme
Spesso si assumono atteggiamenti di indifferenza e di intolleranza, si sfoderano parole di derisione e di disprezzo verso chi è considerato diverso da noi.
• Perché sopravvivono ancora queste forme di separazione e di antipatia?
• Pensi che ci siano etnie superiori rispetto alle altre?
• Qual è l’opinione dei tuoi compagni?
• Secondo la Costituzione italiana “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche”. Cosa ne pensi? È davvero così nella realtà?